MAIL ART GALLERY
Collezione di opere di Mail Art presenti presso
l’ Ophen Virtual Art Gallery
LE OPERE
Clicca su una sala per vedere le opere al suo interno
La Mail art (Arte postale) è Il più grande laboratorio di ricerca artistica in tutto il pianeta terra; un grande polmone planetario di ricerca libera, un'arte che usa il servizio postale come mezzo, ma che certamente non è soltanto l’arte spedita solo per posta. Ovviamente ci sono artisti Mail che si trovano occasionalmente dentro il circuito dell’arte postale e che non hanno niente da dire e tanti altri che lavorano assiduamente su questo versante producendo opere di grande interesse. Alcuni come Piermario Ciani, uno dei fondatori in Italia della mail Art,crede che la mail art è stata uccisa dalla posta elettronica; secondo Franco Fontana “… oggi è solo un meraviglioso graffito delle neoavanguardie, e quindi pensano che con l’arrivo di internet, l’arte postale è destinata a morire. Personalmente, credo, che la Mail Art, essendo incentrata sulla manualità del fare non sarà condizionata da questo cambiamento marginale, per cui, sicuramente continuerà a essere ancora prodotta utilizzando il sistema postale oltre che ad altri nuovi modi di spedizione.
In particolare,la Mail Art a me interessa perché riesco a trovarmi più libero e più disponibile in senso creativo a sperimentare particolari modalità di lavoro al di fuori del circuito dell'arte ufficiale, ricerche che poi trasferisco nell'arte cosiddetta colta o ufficiale. Non sono due campi di lavoro separati ma concilianti e coincidenti; c'è il momento della libera sperimentazione delle tematiche affrontate a confronto con altre realtà del pianeta (Il laboratorio globale del Network) e il momento della messa in atto d'interventi sperimentati e sperimentabili di ricerca personale. Tutto ciò è stato capito molto bene, prima di me, da artisti di grande interesse che hanno lavorato, alcuni in modo intenso, su questo versante di ricerca come:RAY JOHNSON, JOHN CAGE, GEORGE MACIUNAS, JOSEPH BEUYS, ALIGHIERO BOETTI,ENRICO BAJ, PABLO ECHAURREN, RUGGERO MAGGI, GIANNI DE TORA, MICHELE PERFETTI, TOMASO BINGA, ARRIGO LORA-TOTINO, PAOLO BARRILE, LUCIANO CARUSO, PAOLO SCIRPA, SHOZO SHIMAMOTO, CLEMENTE PADIN, ROBERT FILLIOU, MARCEL STUSSI E WOLF VOSTELL.
Agli inizi del Novecento molti artisti inviavano Cartoline Postali, disegni e altro utilizzando il mezzo postale, tra questi ad esempio Cangiullo, G. Balla,Fortunato Depero e persino P. Klee che utilizzò il mezzo postale per le sue missive artistiche, vedi la cartolina indirizzata a Gabriele Munter, nel 1913, conservata a Monaco . Si può anche citare una cartolina fotografica in bianco e nero di Milano sulla quale Filippo Tommaso Marinetti era intervenuto con scritte a penna. Inoltre,bisogna ricordare anche il lavoro di un artista contemporaneo come Alighiero Boetti che ha fatto largo uso del mezzo producendo un'ingente quantità di lavori postali; fin dalla fine degli anni sessanta Boetti ha scritto e spedito migliaia di buste contenenti frammenti di altri lavori, e anche Enrico Baj e Pablo Echaurren, che hanno partecipato, a volte, attivamente all'interno del circuito della Mai Art.
Tra gli autori italiani di oggi è giusto ricordare: Ruggero Maggi, con l’Archivio Amazon creato nel 1975 a Milano, Giovanni Bonanno curatore dal 1989, dell'Archivio Ophen-Documentazione Arte Contemporanea e Mail Art di Mozzate (ora a Salerno), Claudio Grandinetti (direttore dell'Archivio Internazionale Mail Art), Claudio Romeo con DodoDada, Vittore Baroni (curatore della rivista in lingua inglese "Arte Postale!" ed autore di libri dedicati all'arte postale), l'Archivio di Arte e Letteratura "Luigi Pirandello" di Sacile con il bollettino "Mail Art Service", Piermario Ciani, morto nel 2006, Vittorio Baccelli, Anna Boschi, Francesco Mandrino, Bruno Capatti, Linda Pelati, Claudio Jaccarino, Piero Simoni (poesia postale), Daniele Ciullini, Fabio Sassi, Serse Luigetti, Demos Ronchi, Guglielmo Achille Cavellini, Giovanni e Renata Strada, Franco Santini e Raimondo Del Prete (I Santini Del Prete), Bruno Chiarlone (Work Area), Alessandro Corsi e Luca Brunori, Franco Nonnis, TommasoTozzi.
"Per una nuova strategia dell'arte: "Al di là della linea di Greenwich".
Viviamo in una società che consuma di tutto, dai cosmetici alle armi nucleari :l'arte "ufficiale" si trova a che fare ormai con il patetico, perché non riesce più a convincere; si adatta alle tattiche e alle mode pre-confezionate, producendo oggetti sciatti che la critica tenta, in tutti i modi, di accettare, dando motivazioni di vario genere a giustificare le qualità che spesso non ci sono. Oggi l'artista contemporaneo vive la triste condizione dello sventurato: vittima. e carnefice, bombardato da ondate di dubbia informazione, per cui ha la tendenza ad auto-sterilizzarsi tra l'apatia e la paralisi collettiva. Secondo Peter Scotterdijk "viviamo in un mondo che mette le cose in una falsa equazione, produce una falsa uguaglianza di valori tra tutto e tutti e quindi raggiunge anche una disintegrazione e indifferenza": Con il tramonto del comunismo e delle rivoluzioni sembra vacillare la cultura di una società che fino a poco tempo fa chiedeva all'arte "l'immagine rivelatrice del proprio destino". L'arte moderna, teorizzata dalle poetiche d'avanguardia, da sempre, ha trovato nel confronto spietato delle ipotesi, la propria verità, rifiutando facili accomodamenti! Sembra che tutto sia stato dimenticato; tutto é terribilmente consueto, prevedibile, perché l'arte di oggi vive una dimensione immaginativa priva di tensione utopica. Sono convinto che soltanto "trascendendo le cose" così come sono, esse ci permettono di capirle e di svelarle.
In questi ultimi anni qualcosa, sta cambiando, per convincersi di ciò basta seguire uno tra i tanti congressi decentrati (Networker Congress), che si svolgono in tutto mondo. Cos'è il Networker? E' la figura di un nuovo artista capace di ridefinire un ruolo "diverso" al futuro dell'arte. Questa esperienza continuo a chiamarla "arte marginale", proprio perché desidera sistemarsi al di fuori dal circuito ufficiale dell'arte e da certe relazioni mafiose (critico- galleria - mercato - museo). Le prime esperienze si erano avute con le carte postali di Cangiullo e di G. Balla, con gli interventi ironici e nichilisti degli artisti Dadaisti e con le ricerche di alcuni artisti del gruppo Fluxus. L'arte marginale, detta comunemente Mail Art, secondo il suo vero fondatore, l' americano Ray Johnson, non è un semplice mezzo d'informazione, ma un modo consapevole di produrre arte al di fuori dei principali "canali ufficiali". Nel
1- La sua marginalità rispetto al sistema dell'arte ufficiale.
2- scambio diretto tra gli operatori artistici, rifiutando ogni intermediario (Galleria -Critico -Mercato).
3- Rifiuto di mercificare l'opera realizzata.
4- Superamento della distanza geografica e culturale.
In definitiva,
-L'EVOLUZIONE DELLA RICERCA:
Questa prima fase di ricerca sta per essere sostituita da un'altra più evoluta di grande respiro. Mentre un tempo l'artista operava nel completo isolamento, al servizio del mercato e della critica, ora con i Network c'è, sempre più, il desiderio di autonomia, la necessità di instaurare rapporti e contatti esterni, al di fuori del sistema, attraverso le reti internazionali, utilizzando i diversi mezzi a propria disposizione: dall'arte postale alla copy-art, dalla pirateria telematica Ciberpunk all'editoria marginale non allineata. Questo nuovo sviluppo logico del pensiero sperimentale dovrebbe continuare a porsi al di fuori dei circuiti commerciali dell'arte. La ricerca di tutte queste idee e problemi può essere denominata "arte di confine", seconda fase dopo il primo primitivismo postale. L'arte di confine desidera vivere una dimensione creativa non interessandosi minimamente alla genealogia di ciò che si chiama storia dell'arte, viaggiare da un paese e l'altro tra un emittente e ricevente, con il fine essenziale di relazionarsi ai problemi della cultura di massa. In una società regolata da un libero mercato e del suo "diarroico" traffico economico di immagini, sussiste il desiderio, sempre più crescente, di collocarsi coscientemente al di fuori, in un "altrove" praticabile, rispetto allo scenario totalizzante di una mediocrità planetaria; al di là di una immaginaria linea di Greenwich, come possibile spartiacque e cesura tra il presente e il futuro. In questo senso il Networker esprime il dissenso nei confronti delle convinzioni. Mentre il capitalismo distribuisce ricchezza, e il successo costringe a produrre in modo standardizzato e seriale, l'arte di confine dilaga come flusso mentale, preferendo la contaminazione delle idee piuttosto che la monotonia. Essere "artisti di confine", non significa vivere intrappolati all'interno, in un caos organizzato, piuttosto convivere come libera presenza di frontiera, al di là del consueto e del banale. Mario Perniola, su tale problema afferma: "Contro l'accademismo fin dall'inizio si è levato la protesta degli artisti, l'intero movimento romantico può essere interpretato come l'affermazione intransigente della libertà, della produzione artistica contro qualsiasi nome, regola, modello in nome della autonomia assoluta, contro il mercato, la valutazione, la concezione della storia dell'arte, contro tutto ciò che condiziona l'attività dell'artista". Già Hegel aveva individuato il percorso che porta al di là dell'arte; con il Dada, anche gli artisti arrivano a una dimensione radicale dell'arte in tutti i suoi aspetti; pensano all'arte come ostacolo alla libertà della vita e, quindi, come costrizione. Secondo Perniola "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni". Il carcere per le false avanguardie è la società, il suo astratto ordine pianificato. Bisogna, quindi, ricominciare a giocare nei luoghi immaginari del tempo, poter rispecchiarsi dentro lo specchio dell'immaginario collettivo, come momento di recupero e di riappropriazione di una identità, come riflessione del proprio essere al di sopra del suo stesso presente e come metamorfosi di un tutto. Occorre liberare l'immaginario, reprimere i falsi concetti, prendere la distanza critica rispetto ai falsi problemi della società e della cultura del nostro tempo. Ciò che conta non è "lo stile", ma la sua necessità a dar voce e corpo al necessario e al diverso. La sfida di oggi è contro una vacua conformità di maniera sempre più dilagante. Prendere coscienza di tutto ciò significa produrre in modo totalmente diverso e inaspettato. Naturalmente Vi è l'esigenza di una verifica "trascendentale", come momento di recupero di una identità; svelamento e riappropriazione del reale, sintesi ed essenza della libertà. L'arte, ormai, ha a che fare con la circolarità elastica e nomade delle idee.
(Giovanni Bonanno, Manifesto Tecnico della Mail Art - Milano, 1991)