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Biografia e Critica di * Retrospettiva di CLEMENTE PADIN


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*  Retrospettiva di CLEMENTE PADIN

















 

 

 

 
 
 
 
 
CLEMENTE PADIN
 
Oltre il muro, tra utopia e trasgressione
  
Da un po’ di tempo la situazione artistica contemporanea risulta complicata e imprevedibile.  Dopo i profondi mutamenti delle avanguardie storiche che hanno contribuito definitivamente al mutamento della cultura degli ultimi decenni. In questi ultimi  anni si sta assistendo ad una ondata ripetuta di citazioni senza alcuna autenticità, creata da falsi profeti illuminati che venduti al consumismo ai centri di potere, creano gruppi e progettano  mostre senza alcun valore culturale. Un  eccessivo proliferare di  artisti, di gallerie e di riviste, di cataloghi monografici che girano attorno una situazione che nasce essenzialmente dalla pianificazione pre-organizzata dagli addetti ai lavori con il solo fine di portare l’arte verso una sorta di azzeramento delle idee a grado zero. Queste inaffidabili strategie lucidamente mercantili vengono attuate con il solo fine di rinnovare il mercato e l’interesse del collezionismo ormai esausto  a casa della crisi del mercato dell’arte, e più in generale della fastidiosa crisi economica e finanziaria che attanaglia  da tempo il sistema economico di tutto il villaggio globale. Molti giovani, a scadenze programmate, vengono sacrificati sull’altare dell’arte pronti a cambiare pelle e produzione artistica  a seconda delle richieste di certi critici alla moda. Luciano Caruso si  è posto  lucidamente il problema confessando:  “Chissà se col tempo capiranno che sono serviti da truppa d’assalto, in vista di ben altri interessi!”. Ne risulta, quindi,  una situazione profondamente confusa, senza idee e soprattutto senza un progetto lucidamente perseguito di messa in discussione del mondo. Dopo il riflusso e la situazione chiaramente mercantile, la situazione oggi impone all’artista il riprendere il cammino interrotto e il recupero più alto dell’esperienza precedente, per proseguire verso la trasgressione, rifiutando le leggi del mercato che condizionano l’artista a tal punto da far prediligere la qualità mercantile dell’oggetto che l’energia estetica e creativa del vero lavoro artistico. Naturalmente in questa condizione difficile, l’artista può lavorare individualmente in modo forte, solo se trova dei riferimenti che possano garantire degli stimoli che siano rilevati non da una realtà attuale piuttosto confusa, bensì da un momento di presa di coscienza veramente autentica. Esiste sempre un dualismo fra un’arte cosiddetta “normale” e un’arte “progressiva”, cioè tra un’arte che opera con i canoni e nei canali stabiliti dalle regole della comunicazione codificate. Il suo vero destino è quello di porsi in condizione di essere continuamente emarginata ed estraniata dai circuiti economici della comunicazione. Il solo obiettivo lucido che il mercato dimostra di possedere, credo, è quello di esaltare costantemente la superficialità  produttiva nel tentativo di omologarla nel sistema culturale e soprattutto soffocare la ragione vera e autentica dell’opera d’arte: la creatività. Un’artista attento esclusivamente a delle verità di ricerca non potrà mai essere economicamente autosufficiente perché si trova in perfetta antitesi col mercato. I suoi sono antivalori per il mercato. Per cui ogni attività profonda e totalizzante dell’artista non può non contare sul risultato economico del proprio esercizio. L’arte non può morire soffocata dall’inutilità “funzionale” del consumismo, a causa di una società multinazionale e regime culturale che considera il sistema artistico un “sottosistema comunicativo” che controlla perfettamente e non rispetta la funzione primaria dell’arte che è soprattutto quella di affermare autonomamente la creatività dell’uomo.
 
Un artista complesso e non uniformato ai dettami del potere commerciale e politico globale  è sicuramente l’uruguaiano Clemente Padin. Un artista decisamente lucido che si pone volutamente in disparte da provvisorie ipotesi mercantili nel tentativo di procedere oltre il limite, oltre il muro, tra utopia e  trasgressione. Partito nel 1967 da proposte di poesia visiva con i suoi  “Visual Poems”, opere  che abbracciano un arco di tempo che va dal 67 al 70 e ben presto approdato  alla Mail Art, (già  nel  1967 era entrato in contatto con il mondo alternativo dell’arte postale grazie alle pubblicazioni di Dick Higgins, alla corrispondenza con Ken Friedman e anche al coinvolgimento e scambio di opere di arte postale e di opinioni nel circuito latino-americano composto allora da Edgardo Antonio Vigo, Guillermo Deisler, Horacio Zabala, Bruscky Paolo del Brasile, Julio Plaza, Pedro Lyra, Damaso Ogaz, Daniel Santiago, Samaral, Jonier Marín, Diego Barboza e qualche altro artista latino. Nel 1971 partecipa alla prima mostra di Ray Johnson a Filadelfia.). Oggi, Clemente Padin  è un’artista  di “frontiera”;  grafico, performer, videoartista, e impegnato attivamente  nel netartworker e soprattutto nel sociale.    Nel 1974, durante la dittatura militare uruguayana, aveva  organizzato il primo Latinoamericana Mail Art Exposition a Galeria U, a Montevideo, Uruguay. Denunciato per idee sovversive dal regime dittatoriale uruguaiano in quel tempo   assai poco disponibile al rispetto dei diritti umani,  arrestato e processato dalla dittatura del suo paese per vilipendio alla morale ed alla reputazione dell'Esercito, venne condannato a quattro anni di prigione e incarcerato. Dopo due anni di permanenza in carcere (agosto del 1977 a tutto novembre 1979),  venne liberato in anticipo grazie all'interessamento di molti artisti ed alla solidarietà internazionale, tuttavia, per diversi anni subì tragicamente la costrizione e l’impedimento della libertà, (2 anni di carcere e altri 5 lunghi anni di libertà vigilata e “condizionata”, dal 1977 al 1984, per un totale di 7 interminabili anni). Solo nel  mese dell’ottobre 1983 ha potuto riprendere un po’ più  assiduamente la sua attività artistica  organizzando alcune interessanti mostre come quella storica del  "1° Maggio"  presso l'Associazione degli impiegati bancari di Uruguay e continuare in modo più costante   il suo impegno contro le armi e la violenza e il rispetto dei diritti umani.   Oggi, dopo oltre un quarantennio di attività, Clemente Padin è ormai un artista conosciuto a livello internazione per i suoi apporti soprattutto  nel sociale; uno dei pochi artisti contemporanei  ancora impegnati in una attenta  e sistematica denuncia del sistema politico e  sociale e della triste  condizione umana. In tutti questi anni l’artista uruguaiano ha continuato, con tutti i modi e gli strumenti possibili a sua disposizione, a credere e a sperare nella libertà, nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, a prescindere dalle opinioni, dal sesso, dalla razza, dall’appartenenza etnica, politica, religiosa, e anche dalla condizione sociale e economica. Insomma, ci ha fatto capire che bisogna ripudiare energicamente la violenza, il terrorismo e la guerra, come unico strumento per risolvere le contese tra gli uomini e gli stati. Inoltre ci ha sollecitato verso un comportamento più attivo e propositivo, verso un mondo che  incentra il suo esistere sulla giustizia sociale, sulla solidarietà di tutti, sul rispetto,  sul dialogo e su un’equa distribuzione solidale delle risorse  disponibili. Sicuramente è un personaggio da proporre come Premio Nobel  per la pace per il continuo apporto alle problematiche sociali e umane svolte in tanti anni di lavoro. Purtroppo, nel nostro distratto e arrogante pianeta terra assistiamo increduli ad una sistematica demolizione di ogni principio di giusta convivenza civile, basata sull’esclusione e sulla costante discriminazione sociale dell’essere umano, in un sistema prevaricante  che preferisce al dialogo  la barbarie e la diseguaglianza sociale. In tutta l’opera di Padin  è presente il carattere essenzialmente ideologico, supportato da nuovi strumenti  come la Mail Art che permettono di  evidenziare in modo prepotente ed efficace tali problematiche.
Padin  in una sua dichiarazione afferma: “Mail Art from these tendencies and return it to its communicative efficacy. It is impossible to reduce artists to the political or the social; yet artists can only reduce reality by pretending that their work is not involved in the political and social. In conclusion, there are several options that the networkers can choose from:
·      They can opt for social values already in existence or they can change the codes of social communication.
·      They can qualify or try to measure the different mechanisms of control within the system, or try a new form of representation that will enable artists to question all established knowledge.
·      They can reproduce work only for the art market which includes all work that is permissible, or propose works and texts that question the aesthetic, social and political status.
·      They can resign their social responsibility by "l´art pour l´art" or...  (1)
Per convincersi davvero dell’apporto e dell’importanza di Clemente Padin basterebbe  soltanto aprire  per un momento gli occhi  per  rimanere di colpo  indifesi e smarriti  per tale   determinata e prepotente  indagine sociale, per l’utopia propositiva  e anche per  la continua e lucida  energia trasgressiva   che  questo straordinario artista  immette  volutamente e costantemente in tutto il suo lavoro di ricerca.                                                                            Giovanni Bonanno                                                                                                   
 
(1)-  (book "ETERNAL NETWORK-A Mail Art Anthology" edited by Chuck Welch, University of Calgary Press, Alberta, Canada, 1995 (page 205)                                                        
 
 
Clemente Padin
 Clemente Padin (Lascano, Rocha, Uruguay, 8 ottobre 1939). Poeta, artista e graphic designer, performer, artista video e multimediali in rete.
Si è laureato in Letteratura Spagnola presso la Facoltà di Lettere e dell'Educazione presso l'Università della Repubblica (Uruguay).
Ha diretto le seguenti pubblicazioni: Huevos del Plata (1965-1969), 10 e OVUM OVUM (1969-1975), partecipazione (1984-1986) e Correo del Sur (2000). Attualmente lavora con la rivista d'esplorazione culturale: Online Magazine Arte Contemporanea e Nuove Tendenze.
Ha pubblicato in riviste e pubblicazioni internazionali. E 'stato tradotto in molte lingue, tra cui inglese, portoghese, francese, italiano, ungherese, olandese, tedesco e russo.
Per la sua opposizione alla dittatura uruguayana (1973-1984), ha passato 2 anni in carcere, e fino al 1984 era in "libertà vigilata". Dopo il 1984 ha potuto sviluppare liberamente il suo lavoro artistico e letterario.
Ha partecipato a numerose esposizioni e mostre d'arte  e oltre 2.000  mostre di mail art  in tutto il mondo.
Clemente Padin ha una pagina web che mostra l'elenco di tutte le attività culturali svolte.
 
 
Born on octuber 8, 1939 in Lascano, Uruguay. Poet, artist and graphic designer, performancer, videoartist, multimedia and netartworker. Graduated in Letras Hispanas of University of The Republic, Uruguay. Director of the art magazines Los Huevos del Plata (1965-1969); OVUM 10 and OVUM (1969-1975) and Participación (1984-1986). Author of 18 books edited in Francie, Germany, Holanda, Italie, Venezuela, United States and Uruguay.  Has participated in  numerous  art exibitionns and more than 2.000 exibitions of mail art in the word. One solo show in United States, Italie, Corea, Argentina, Uruguay, Germany, Spain, Belgic and Japon.  Some of recognition it has receive are special invitated in the XVI Bienal of San Pablo, Brazil, 1981; Special Mention in I Bienal de La Habana, Cuba, 1984. The Art and Letters Academy of Germany le concedió una beca en 1984, etc.  Since La Poesía Debe Ser Hecha por Todos, Montevideo, Uruguay 1970, ha realizado docenas de presentaciones y performances en todo el mundo. Se han publicado sus notas y artículos en docenas de revistas y publicaciones traducidas al inglés, portugués, francés, italiano, húngaro, holandés, alemán y ruso y ha participado en múltiples eventos en Internet desde 1992.  Ha participado personalmente en encuentros relacionado con el arte y la poesía, since Exposición de Proposiciones a Realizar, Buenos Aires, 1971 and XVI Bienal de San Pablo, Brasil, 1981,until XI International Congresse of Estetic, Nottingham,  Inglaterra, 1988; Acciones, Chester Spring, Filadelfia, EE UU. 1989; XXXIX Congreso SALALM, Salt Lake City, Utah, EE.UU. 1994; V International Bienal of Visual/ Experimental Poetry, México City, México, 1996, Eye Rytmes, Edmonton, Alberta, Canadá 1997; Intersignos, San Pablo, Brasil 1998; VIII International Festival of Poetry, Medellín, Colombia 1998, International Biennale of Poetry, Belo Horizonte, Brasil 1998, and much more.
 
 
Curriculum Vitae Multimedia de Clemente Padín
http://www.escaner.cl/netart/padin1.html

 

- Curriculum PADÍN: castellano - english

+ Clemente Padín:
http://www.escaner.cl/padin

 
 
E-mail:  
 
 
 
 
 
Indirizzo:
Clemente Padín
C. Correo Central 1211
11000 Montevideo - Uruguay
Tel. + (598 2) 506 0885




 
    
 
 
CLEMENTE PADIN/ Biographical Background
 
 
 
My experiences in Mail Art date from 1967 when Edgardo Antonio Vigo, Guillermo Deisler, Dámaso Ogaz and me exchanged our respective publications: Diagonal Cero (Diagonal Zero), Ediciones Mimbre (Osier Editions), La Pata de Palo (leg of Wood) and Los Huevos del Plata (The Eggs of Silver). From these publications we later assembled the testimony of our propositions. I officially began creating Mail Art in 1969 when the Uruguayan magazine OVUM 10 published my postcards and visual poems. In 1974, during the Uruguayan military dictatorship, I organized the First Latinoamerican Mail Art Exposition at Galeria U, in Montevideo, Uruguay. My edition of apocryphal mail art stamps denounced the dictatorial regime for its brutal suppression of human rights and this eventually led to my incarceration from August, 1977 to November, 1979. But, in October, 1983 I resumed my artistic activities with the "1st. of May" Exhibition at the Association of Banking Employees of Uruguay. Thereafter, I proposed and organized the Latin American and Caribbean Association of Mail Artists which was formed August 3l, 1984, in Rosario, Argentina. Since then, I have participated in hundreds of Mail Art Shows throughout the world with combinations of my poetry, performances and video art.
 
My Attraction to Mail Art
My attraction to Mail Art was the responsive, genuine nature of communication exchanges. Mail Art is an artistic school without any "isms". As such, any "student" can enter this "school" and participate by using a diversity of new techniques or media for creating artwork in all disciplines. In this non-commercial and non-consumer domain, Mail Art has endured and remained a viable force for nearly thirty years. Originality in Mail Art stems from the revolutionary communication of people through the mail. This and other characteristics of Mail Art are essential if we are to understand appropriate concepts. Mail Art emphasizes the importance of communication, rather than a mercantile product subject to the laws of the marketplace. Mail artworks are not made for the art market to be consumed. Rather, they are products of communication. The aesthetic value of Mail Art lies in the communicative effectiveness of transmitted ideas. Yet, the cultural regime dictates in an oppressive system where certain privileged beings are "allowed" through divine mandate to produce art. Mail artists should question this form of false cultural dialectic. Sometimes the images and works which mail artists produce are created to please critics. The cultural regime is satisfied when artists create images and works which build an ideal world without contradictions and without wounds. This only succeeds in placing society under a blanket which hides art in a false reality without purpose or function. Ideological hegemony in society defines priorities of what is "beautiful" and what is not, that which is "art" and that which is not. Given free options to communicative proposals, the viewer's right and that of everybody else are affirmed in the decision making process. Mail Art and other conceptual disciplines permit the spectator to have direct interaction with artwork according to that which has living value for one's self. Herein lies the fulfillment of individual, consummate creativity. It is viable to neither seek nor give approbation to people or art that merely maintains hegemony. The price of a breath of air; the price of human values; the art establishment has functioned for its own ends: what is the price of these things, and who pays?
 
    
The Ideological Character of Mail Art
Mail Art is art and results in products of human work that reflect social relations. As a product of communication, Mail Art is an inseparable part of social production and it is from this social milieu that mail artists use whatever media are of useful value. Just as important, with the network of mail artists are interchanges of ideas and proceedings which are important factors for the production of mail objets. In whatever product of communication that I choose to transmit there are the characteristics of relationships between society and me. Of course, this includes the antagonisms and contradictions that these relationships present. Mail Art reflects these relationships without often reproducing approved ideologies. The political sense of art is inseparable from its artistic sense. Art is revealed like a subliminal form of social conscience; an instrument of knowledge whose function is auxiliary to that same society. Art can be an instrument of change and transformation.The ideological mechanisms of cultural control thrive in societies that favor a hegemonic system. No wonder that Mail Art, intended as a full expression of humanity, is distorted to the point that it can only be spoken of as a historical or autonomous discourse, like an entity floating in space. Mail Art is taken out of the world and is alienated from the social reality that gave rise to it. It is necessary that we recover Mail Art from these tendencies and return it to its communicative efficacy. It is impossible to reduce artists to the political or the social; yet artists can only reduce reality by pretending that their work is not involved in the political and social. In conclusion, there are several options that the networkers can choose from:
  • They can opt for social values already in existence or they can change the codes of social communication.
  • They can qualify or try to measure the different mechanisms of control within the system, or try a new form of representation that will enable artists to question all established knowledge.
  • They can reproduce work only for the art market which includes all work that is permissible, or propose works and texts that question the aesthetic, social and political status.
  • They can resign their social responsibility by "l´art pour l´art" or...
 
This note was published in the review "ND", nr. 15, (page 35), Austin, Texas, USA, 1991 and included in the book "ETERNAL NETWORK-A Mail Art Anthology" edited by Chuck Welch, University of Calgary Press, Alberta, Canada, 1995 (page 205).


 
 
 
 
La forza della Mail Art
 Testimonianza  di Clemente Padin -  Corea del Sud, ottobre 2001
 La forza della Mail Art, dai suoi inizi nella metà degli anni '60. (fino alla metà degli anni '90), era la sua scommessa per la comunicazione e la relazione tra persone. Soprattutto il suo impegnarsi per un linguaggio universale, obiettivo di tutte le utopie: la comunicazione continua e senza confini. Per questo fu supposto di spostare l'asse che manteneva l'arte nella sfera dello "scambio" per portarlo verso la sfera del "uso". Il lavoro artistico è così uscito dal campo delle merci, la compravendita nel mercato, e si è trasformato in uno strumento di dialogo, in prodotto di comunicazione. Questa è la rivoluzione di Mail Art. Una costruzione culturale ed artistica che ha puntato al cuore del sistema, a quello che lo mantiene unito: il denaro. E, anche, alla negazione della sua struttura (il mercato) e della sua conseguenza (il consumismo).
Comunque, la Mail Art è di questo mondo ed in questo mondo si è evoluta. All'apparenza, oggi noi siamo di fronte all'apertura di scelte nuove che cominciano dalla sua ricchezza incredibile. Anche il mondo sembra un altro dal momento in cui Ray Johnson ebbe l'idea brillante, negli anni '960, di spedire i suoi lavori a degli amici senza averli finiti, così che loro li completassero e glie li rispedissero ("Add & Pass"), mettendo così in opera le sue prime esposizioni sulla Mail Art a New York.
Così avvenne, prima il processo lento di istituzionalizzazione nella metà degli anni '80, quando gli organismi culturali associati all'arte ufficiale, come Gallerie e Musei, cominciarono ad organizzare esposizioni di Mail Art, (Ogni Biennale d'Arte si sentì incompleta senza organizzare la propria esposizione di Mail Art. Ogni Università si sentì carente verso il suo ambiente sociale senza creare una sezione di Mail Art.) e dopo la vendita degli archivi ... e tutto il resto.
Senza dubbio le due tendenze persisteranno per molto tempo: le convocazioni a progetti di Mail Art di tipo "dilettantistico" ("weekend paint") e quelle "professionali". Seguirono esposizioni senza appoggio economico, per "amore dell'arte", ed esposizioni gigantesche, con cataloghi spessi e a colori, di istituzioni commiste con l'apparato ufficiale: Gallerie, Musei, Agenzie di Posta Nazionali. Da un lato le esposizioni in cui era visibile il contributo di mailartisti rivolto alla comunicazione, e dall'altro le esposizioni organizzate dall'establisment dove i critici e le giurie imponevano i loro criteri.
Estratto dalle riflessioni di Clemente Padín a margine dell'International Art Exposition diJeju
Corea del Sud, dal 18 al 27 ottobre 2001.
 
 
 
CLUB CLEMENTE PADÍN:
 
 
 
 
 
 
I VIDEO:   
 
- La Poesía Visual en el tiempo.   Música: Goran Bregovic   Aven Ivendra, Te Kuravle, "Silencio" 4    (2009)

http://www.youtube.com/watch?v=rlh22OakuUs&feature=related

  

 - Poemas visuales de Clemente Padín (2009)

http://www.youtube.com/watch?v=pgL2RaA8IIM&feature=related

 altri:  Por la Vida y por la Paz (1987),   Juan y Marìa (1988),  Memorial America Latina (1989), Muévete Panamà (1990),  Artistas por la Paz (1991),  Zona de Arte (1999),  Per questi video visita:  http://www.beatrizramirez.com.ar/videosdeCP.htm

 
 
- Le opere Visual Poems create dal 67 al 70